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Cucchi, Tutti sanno la verità, ma nessuno ha il coraggio di dirla in un aula di tribunale. #Tortura

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Uno dei tre carabinieri sotto inchiesta per la morte Stefano Cucchi è indagato per falsa testimonianza: la sua deposizione in appello è risultata in conflitto con i fatti accertati dai pubblici ministeri. Gli altri due militari, che pare quel giorno operassero in borghese, rischiano l’iscrizione nel registro degli indagati per le botte inflitte a Stefano.

Cucchi è stato picchiato più volte, dall’arresto fino alla detenzione. Lo dice il processo fino a questo punto. Tutti sanno la verità, ma nessuno ha il coraggio di dirla in una aula di tribunale. Noi chiediamo sia riconosciuto il reato di tortura per i pubblici ufficiali responsabili di questo scempio. Sarebbe il primo passo verso un Paese civile.

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Basta con i suicidi nelle #carceri. Rivediamo completamente l’ordinamento penitenziario e non aspettiamo un’altra condanna dall’Europa

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In 24 ore a Regina Coeli si sono suicidati due detenuti. Sale così a 870 il numero dei suicidi negli ultimi 15 anni, a conferma che le carceri sono fabbriche di morte in cui vengono rinchiusi tossicodipendenti, soggetti più deboli, migranti. Senza piani di rieducazione né reinserimento sociale.

Bisogna rivedere completamente l’ordinamento penitenziario, investire nell’assistenza psicologica dei detenuti e creare spazi sociali e di comunità all’interno delle carceri. La detenzione non può avere una funzione vendicativa ma deve essere riabilitativa nei confronti di chi ha commesso dei crimini. Non aspettiamo un’altra condanna dall’Europa prima di porre fine a questa inciviltà.

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Il Governo e la maggioranza non vogliono introdurre il reato di tortura. Continui rimpalli tra Camera e Senato, mentre l’unico a vincere è il Sap

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Il prossimo 25 settembre saranno passati esattamente dieci anni dalla morte di Federico Aldrovandi, studente ucciso da quattro poliziotti per “eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi” dice la Cassazione. In una sola parola dovremmo dire che si tratta di tortura, reato che finora non ha fatto parte del nostro codice penale.

Le storie del massacro della Diaz, delle violenze di Bolzaneto, dell’accanimento delle forze dell’ordine su Stefano Cucchi, Giuseppe Uva e purtroppo tanti altri per cui abbiamo chiesto l’istituzione di una commissione ad hoc in Parlamento. Qualche mese fa sembrava di essere finalmente vicini al recepimento della Convenzione Onu che definisce il delitto di tortura un reato proprio del pubblico ufficiale, con circa 30 anni di ritardo. Un testo nato da una mediazione, che non ci ha mai soddisfatto completamente, ma che rappresentava un primo passo per il riconoscimento di questo delitto.

Ma il testo che abbiamo rinviato al Senato è stato nuovamente cambiato, con l’annullamento di tutte le modifiche fatte a Montecitorio.

Siamo davanti ad un continuo rimpallo che mette a rischio la legge. Ma non solo. Le aggravanti per il reato di tortura commesso da pubblico ufficiale sono state abbassate; sono sparite le finalità per definire meglio la fattispecie e cancellata la locuzione “per vincere una resistenza”. Insomma tutte le modifiche che ha dettato il Sap, sindacato di polizia, sceso in piazza con Salvini. È inconcepibile che questa maggioranza non ripari a questa vergogna. O forse siamo davanti alla vera essenza di questo Governo Renzi-Alfano.

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Convegno “Diritto, Psichiatria, Società civile: una convivenza difficile”, 8 maggio ore 15 alla Biblioteca nazionale centrale di Roma

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“Ubi homo, ibi societas. Ubi societas, ibi ius. Ergo ubi homo, ibi ius”, recita l’antica locuzione. Il Diritto nasce dagli uomini per gli uomini e le loro necessità di rapporto. In particolare, la storia del Diritto Romano ci introduce ad una vicenda che contraddistingue il pensiero giuridico nelle varie epoche storiche, fino ai giorni nostri. Ad un certo punto infatti, questa scienza umana fa un incontro, che la segnerà in maniera indelebile e ancora irrisolta, con quella condizione patologica anch’essa esclusivamente umana che è la malattia mentale. La quale, proprio in quanto patologia, diventerà oggetto della branca specialistica della Medicina nota come Psichiatria.
La convivenza tra saperi così complessi impegna dunque la Società civile nella ricerca di risposte a domande difficili.
Nel Regno d’Italia, l’apertura nel 1876 dei manicomi criminali, conosciuti dal 1975 come Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG), è da considerarsi come una soluzione cercata attraverso un contraddittorio durato più di sessant’anni tra la Scuola Classica e la Scuola Positiva che si contendevano i principi fondamentali del Diritto Penale, in merito al libero arbitrio ed allo stato di malattia mentale. Con questi istituti si pensava allora di essere riusciti nell’intento di tutelare malati e società. Oggi, nell’Italia Repubblica parlamentare, in applicazione della legge 81/2014 e dopo 139 lunghissimi anni, si impone la chiusura degli OPG. Di certo, i tempi sono maturi per cimentarsi nei nuovi scenari che sono apparsi all’orizzonte. Ma proprio per evitare che si ripetano fatti che hanno dolorosamente segnato l’umana convivenza nel nostro Paese, si avverte la necessità di riaprire un confronto a più voci su questo intricato connubio tra Diritto e Psichiatria
Scopo del Convegno sarà quello di tracciare un percorso storico, filosofico, giuridico, medico e politico per comprendere i processi di una società che deve continuare a progredire nell’acquisizione dei diritti fondamentali dell’essere umano, con uguale considerazione della tutela dei cittadini e della cura dei malati.
La riflessione, grazie anche alla partecipazione di alcune rappresentanze delle Istituzioni, sarà ampliata alle future prospettive sanitarie, sociali, politiche e culturali che seguiranno la chiusura degli OPG.

Intervengono:

-ANDREAS IACARELLA, APS “Carminella”

Oltre l’eterno ritorno: la via nuova della creatività

-FABIO DELLA PERGOLA, saggista, socio aggregato alla AISG (Ass. Italiana per gli Studi sul Giudaismo)

Alle radici della colpa originaria

-MARIA ROSARIA BIANCHI, psichiatra psicoterapeuta

Hominum causa omne ius constitutum est. Riflessioni storiche tra diritto e psichiatria

-ANTONELLA MASSARO, ricercatrice confermata di Diritto Penale, Università degli Studi Roma Tre

L’eterna dialettica tra “cura” e “custodia” nel processo di “definitivo superamento” degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

-FRANCESCO CASCINI, magistrato, vice capo Dipartimento Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia

Imputabilità e misure di sicurezza, oltre gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

-CELESTE COSTANTINO, deputata Sinistra Ecologia e Libertà

Dalla pena alla cura. Quale futuro per le Rems

-PAOLO DE PASQUALI, medico psichiatra, docente di Psicopatologia forense, Università degli Studi di Firenze

Pericolosità sociale, REMS, assistenza territoriale del folle-reo. Lo stato dell’arte in Calabria

-ALESSANDRO ROIATI, ricercatore confermato di Diritto Penale, Università degli Studi “Tor Vergata”

La posizione di garanzia del medico psichiatra

-MARTA BONAFONI, consigliera Regione Lazio, membro Commissione Politiche sociali e salute

Le Rems e l’impegno della Regione Lazio per il superamento degli OPG