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Grazie al #Jobsact sono aumentate sia la precarietà che le diseguaglianze tra Nord e Sud

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Finisce agosto e riapre ufficialmente il dipartimento propaganda del Governo. Ieri i dati Istat sono stati comunicati alla maniera di Renzi: trasformati in videomessaggi e slide che vogliono dimostrare le capacità taumaturgiche del #jobsact. In crescita Pil, numero occupati e il grande effetto traino degli ultracinquantenni dicono dall’Esecutivo.

Ad una analisi più profonda invece siamo davanti alla cristallizzazione delle diseguaglianze di questo Paese: a livello territoriale il tasso di disoccupazione tra Sud (20,2%) e Nord (7,9%) dimostra come l’Italia sia davvero lontana dalla “crescita” tanto sbandierata.

I tanto rivendicati posti di lavoro non corrispondono a nuova occupazione ma alla trasformazione dei vecchi contratti precari in fiammanti contratti a tutele crescenti (quelli senza art. 18 per intenderci, diritto sgradito alle aziende care a Renzi). Chi ci guadagna? Ovviamente solo le imprese, forti di nuovi sussidi e sgravi, mentre il #jobsact produce lavoro dipendente scadente e ancora più ricattabile.