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Il conflitto d’interessi non è andato via con Berlusconi

Il conflitto di interessi sembra essersene andato via dal Paese insieme al Governo Berlusconi. Cosa falsa, assolutamente falsa e fuorviante.
Ed è grazie a questo atteggiamento che il Partito democratico ha dato vita a questa legge. Consapevole che come al solito basta dire di “aver fatto” per cavarsela.
Hanno preferito cercare accordi con Forza Italia e il M5S piuttosto che con noi.
Strano per chi invoca unità nei passaggi elettorali e parla astrattamente di centrosinistra.
Questa era l’opportunità per dimostrare che su alcuni temi stiamo ancora dalla stessa parte. Dalla parte dei cittadini onesti che chiedono trasparenza, legalità, lealtà nei confronti di un mandato che ci è stato affidato.
Le istituzioni sono fragili, indebolite dai numerosi scandali che le hanno colpite in questi anni. Per non gettarle tra le braccia del populismo e del distruttismo avremmo dovuto fare uno sforzo collettivo.
Fare per una volta la differenza. Dimostrare che la politica quando riflette su se stessa in maniera sana e senza tatticismi può rendere un grande servizio al Paese.
Questo obiettivo non solo non lo portiamo a casa ma lo pagheremo tutti, anche noi che ci siamo opposti a questo impianto.
Perché un Paese disilluso è un Paese che si allontana sempre di più dalla politica e dalle istituzioni e questo non fa bene a nessuno.
Pochi strumenti rimangono in piedi per invocare partecipazione e qualità della democrazia ed è a quelli che Sinistra italiana si aggrapperà nei prossimi mesi.
Uno su tutti il referendum sulla riforma costituzionale. Di tante cose il Governo Renzi ha privato la Sinistra in questi due anni, di uno però non ci priverà mai: la possibilità di difendere il diritto ad una rappresentanza giusta.
C’è stato un tempo in cui le piazze si riempivano per molto meno. Ci possono macchiettizzare e ridicolizzare. Ma non potranno voltarsi sempre dall’altra parte davanti al disagio e alla povertà che sta logorando tante cittadine e cittadini.
Quando si decideranno ad alzare lo sguardo e lì che ci troveranno e chissà se a quel punto avranno riacquistato la lucidità di riconoscerci.

A questo link l’intervento integrale in Aula https://www.youtube.com/watch?v=CKsxJ4DCYgo

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Appena conclusa alla Camera la conferenza stampa per l’istituzione di una Commissione d’inchiesta sui maltrattamenti e abusi contro persone in condizione di libertà limitata

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Si è appena conclusa alla Camera dei Deputati la conferenza stampa fatta con Nicola Fratoianni, Ilaria Cucchi e l’avvocato Fabio Anselmo per presentare la proposta di istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta in tema di maltrattamenti e abusi nei confronti di persone in condizione di privazione o limitazione della libertà personale a mia prima firma e proposta con me dai deputati  e dalle deputate: Fratoianni, Scotto, Zaratti, Marcon, Daniele Farina, Sannicandro, Melilla, Duranti, Pannarale, Zaccagnini.

Al seguente link il video integrale della conferenza stampa: http://webtv.camera.it/archivio?id=8855&position=0

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Il politicismo di Giachetti

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 25-02-2014 Roma Politica Camera dei Deputati - Fiducia governo Renzi Nella foto Roberto Giachetti, Matteo Renzi Photo Roberto Monaldo / LaPresse 25-02-2014 Rome (Italy) Chamber of Deputies -  Vote of confidence on Renzi's Government  In the photo Roberto Giachetti, Matteo Renzi

A differenza di altri, non ho mai avuto un atteggiamento pregiudiziale nei confronti di un’alleanza territoriale con il Pd. Anche a Roma. Innanzitutto perché penso che i governi delle città siano cosa diversa da quello nazionale e poi perché credo che, laddove c’è stata una presenza di Sel, nonostante difficoltà e limiti, si è comunque segnata una differenza nell’amministrare un territorio.
Con la stessa laicità, sostengo che forse questa è l’ultima volta in cui può valere questo ragionamento, perché purtroppo quasi tutti gli amministratori locali del Pd si stanno adeguando al modello renziano. Di conseguenza, il nostro stare in coalizione può voler dire per loro una copertura a sinistra di pura facciata a fini elettorali e per noi avere una mera testimonianza istituzionale.
Neanche la questione enorme di Mafia Capitale mi ha mai impedito di guardare a questo appuntamento con banalità. Al contrario, proprio perché da tanto tempo mi occupo di criminalità organizzata a Roma, non ho mai creduto che il tema si potesse affrontare dicendo: con il Pd mai. Magari funzionasse così. Ne sa qualcosa il M5S.
Bisognava invece conoscere la proposta del Partito democratico nei confronti di questa città martoriata, anche per loro responsabilità, prima di poter affermare di stare fuori dall’alleanza con loro.

Adesso sembrerebbe che la loro idea di città sia arrivata. Eh sì, perché con un nome arrivano un sentire, un modo di fare, una storia, una posizione. E quel nome è Roberto Giachetti.

Per chi di noi sta in Parlamento, Roberto Giachetti è un apprezzatissimo vicepresidente. Con lui al comando dell’aula puoi stare tranquillo che arriverai in orario all’appuntamento che avevi fissato a fine dei lavori. È un fanatico delle regole parlamentari e questa sua conoscenza puntigliosa lo fa sentire in una condizione di grande potere. Sullo scranno Roberto Giachetti sembra sedere sul trono di spade più che sulla poltrona della Presidente Boldrini.
Si prende molto sul serio e non gradisce di essere contraddetto e chi lo fa riceve un trattamento decisamente poco carino. È qualcosa di più dell’arroganza tipicamente renziana perché quel tratto si mischia con la cultura politica radicale che nella pratica è, nel bene e nel male, affermazione di sé.
Penso che si sia già capito dalle sue prime uscite televisive e interviste ai giornali da candidato come abbia poco a cuore l’inclusione di un pezzo di città per il governo della Capitale. Si compiace nel rivedersi, come hanno fatto nelle trasmissioni di questi giorni, nelle immagini della Leopolda quando osanna davanti al suo leader l’efficacia dell’Italicum. Quando, per sostenere questa tesi, evoca il falso fantasma di Turigliatto e il giudizio sprezzante nei confronti della Sinistra radicale. O, ancora, gli piace vedere le immagini della direzione nazionale del Pd quando attacca la minoranza del partito per non essersi adeguata alla maggioranza e invoca la disciplina di partito!

Insomma di Roma nulla, quando gli viene chiesto cosa farà se sarà eletto Giachetti risponde: “per ora non pronuncio linee programmatiche perché andrò come un pazzo in giro per la città. Dirò buongiorno sono qui per ascoltare le urgenze”.

Le urgenze di Roma si conoscono se si conosce questa città, l’ascolto è necessario ma ci sono questioni su cui già ci si dovrebbe esprimere. La mobilità è un problema che non necessita di ascolto ma di ipotesi di soluzione. Ed è in base alla proposta politica su questioni prioritarie che si chiede di fare un percorso insieme se no è come chiedere a Sel un atto di fede e non un’alleanza. E stupisce che proprio Giachetti la metta in questi termini.

Tante tante parole per spiegare cose semplici come il suo rapporto con Renzi e invece banalità nell’affrontare temi complessi come le trascrizioni delle unioni civili e Mafia Capitale. Per le unioni civili dice che non valgono niente perché non c’è la legge nazionale, su Mafia Capitale interviene solo per dire che i soggetti coinvolti devono andare in carcere, ma che lui non butterebbe la chiave. Insomma un po’ burocrate e un po’ fuori tema.
E poi, candidamente, fa l’appello alla sinistra per le primarie: perché a Milano sì e a Roma no?
Non mi esprimo su Milano: è una realtà che non conosco. Il miglior sindaco d’Italia, così è stato battezzato Giuliano Pisapia, per la sua successione ha prodotto tre candidati del Pd e pezzi della sua giunta stanno oggi con Sala, Balzani e Majorino. Sinceramente non capisco proprio cosa stia succedendo.
Ma su Roma qualcosa in più la capisco e forse a questa domanda avrebbe dovuto rispondere lo stesso Giachetti nel momento in cui ha accettato la candidatura a sindaco. Avrebbe potuto dire: voglio provare a realizzare un modello condiviso con le forze sane di questa città e quindi abbandonare vezzi e ideologie nazionali e invece ha preferito immediatamente scaricarla tutta su di noi: “Quando ci fu da mettere insieme la prima coalizione Rutelli, la disponibilità a trovare una mediazione da parte di Rifondazione era maggiore”. Forse perché caro Giachetti la mediazione politica era su un’idea di città. 

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Roma, le vecchie strategie non valgono più

elezioni romaStando ai sondaggi su Roma un elettore su due dichiara di non voler votare alle prossime amministrative. Non mi sembra un dato poco credibile ma al di là dei numeri è del tutto evidente che c’è una città scoraggiata, malconcia e confusa.

Dove il passato ritorna, il presente non risponde e il futuro non segue alcuna logica. Un quadro fuori controllo a cui non si può affiancare uno schema consolidato. Per questo qualche giorno fa dicevo di abbandonare presunzione e tatticismo, perché credo davvero che a questo giro non si possano applicare regole “coerenti”.

Coerenti a cosa? Ad una linea politica? Ad un candidato? Ad una questione morale aperta? Ad un bilancio amministrativo? Non c’è un solo criterio che assolve la complessità di quello che abbiamo di fronte.

Chi invoca la nostra uscita dal centrosinistra a livello nazionale come in quello locale, non comprende il ruolo che abbiamo giocato nei governi dei territori. Chi sostiene l’alleanza col Pd come condizione irrinunciabile per andare avanti, non fa i conti fino in fondo con la vocazione autonoma che Sel deve darsi e ha deciso di darsi.

Si è detto decidano i territori. Giusto. Ma dopo tutto quello che è successo è possibile immaginare una scelta che sin da subito interroga la città e non solo il proprio gruppo dirigente? È possibile immaginare assemblee in ogni municipio in cui si invita a discutere tutti sulle idee da mettere giù in un manifesto per Roma? Possiamo prenderci questo tempo per provare a coinvolgere e far partecipare più gente possibile ad un percorso di riflessione comune? Possiamo pensare che il tema dell’alleanza e dei candidati possa essere sbloccato dalla pratica politica?

Perché oggi leggo di sostegni e bocciature a Fassina, di assemblee con Zingaretti, di candidature renziane all’orizzonte e del fantasma di Marino. Personalmente ho un atteggiamento laico che mi permette di non dire “no” a priori a nulla ma non riesco a capire come si possa in questo momento dire “sì” a priori a qualcosa o a qualcuno, se non nel ricordo di quello che è stato.