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Basta con i suicidi nelle #carceri. Rivediamo completamente l’ordinamento penitenziario e non aspettiamo un’altra condanna dall’Europa

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In 24 ore a Regina Coeli si sono suicidati due detenuti. Sale così a 870 il numero dei suicidi negli ultimi 15 anni, a conferma che le carceri sono fabbriche di morte in cui vengono rinchiusi tossicodipendenti, soggetti più deboli, migranti. Senza piani di rieducazione né reinserimento sociale.

Bisogna rivedere completamente l’ordinamento penitenziario, investire nell’assistenza psicologica dei detenuti e creare spazi sociali e di comunità all’interno delle carceri. La detenzione non può avere una funzione vendicativa ma deve essere riabilitativa nei confronti di chi ha commesso dei crimini. Non aspettiamo un’altra condanna dall’Europa prima di porre fine a questa inciviltà.

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Migranti, la finta Europa della solidarietà: forte con i più deboli

Renzi e Alfano litigano per intestarsi il merito della sostituzione del prefetto di Treviso dopo gli scontri di Quinto. Cercando di spostare l’attenzione dalla sonora sconfitta rimediata in Europa sulle quote #migranti. Una trattativa fallimentare che ha visto quasi tutti i Paesi fare dei passi indietro: la finta Europa della solidarietà, quella che vuole diventare unione politica, non riuscirà a dare accoglienza a 40mila migranti. Forti con i più deboli.

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Subito #unionicivili. La condanna Corte Ue dimostra ancora una volta l’arretratezza del nostro Governo. Si voti immediatamente. #LoveWins

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Nel giro di 24 ore la Corte di Strasburgo e la Corte di Cassazione hanno svelato il volto medievale della nostra politica. Da un lato la condanna per il non riconoscimento delle unioni gay, dall’altro la sentenza che ribadisce la non necessarietà di una operazione per cambiare sesso all’anagrafe.

A dimostrazione che l’Italia, e i suoi rappresentanti al governo, non riescono a portare a termine nessun cambiamento sostanziale senza indicazioni da parte della magistratura o dell’Europa.

Oggi è comunque una giornata felice per tante e tanti che vedono finalmente il riconoscimento dei loro diritti. Lo chiediamo da anni e speriamo che la maggioranza recepisca immediatamente queste indicazioni. Le leggi le abbiamo depositate da tempo, basta semplicemente un voto. #LoveWins

 

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Gli immigrati e noi. La sinistra ha il coraggio di dire la verità? La mia opinione sul Manifesto

La domanda posta domenica da Alessandro Portelli sul “perché c’è Casa Pound e non la sinistra nelle strade in cui i cittadini si scagliano contro i migranti” è l’occasione per una riflessione seria, che coinvolge tutti. Non parla del presente sconosciuto, ma di un passato sedimentato: quello che sta accadendo infatti cova da tempo e corrisponde alla crisi della sinistra. Nessuno può sentirsi escluso. Il punto allora non è individuare oggi la presenza di Sel nei territori, ma capire piuttosto con quali strumenti e con quali linguaggi bisogna porsi in alternativa allo “schifo” creato ad arte da Casa Pound, Lega e Forza nuova con la complicità di alcuni cittadini.

Recentemente ci si è mossi sulla difensiva troppo spesso: per paura di andare contro il “popolo” e contro il populismo. Ci si affretta a non dare l’etichetta di razzista a nessuno (tranne ai soggetti politici organizzati), cercando sempre giustificazioni alla rabbia di certe proteste. È stata definita una nuova “guerra tra poveri” delle periferie disagiate. Un paradigma che cade davanti a Casale San Nicola, non certamente una delle zona più complicate di Roma, dove forse piuttosto è in atto una “guerra ai poveri”.

Forse bisogna ammettere che in Italia – come in Europa e negli Usa – siamo di fronte a un pericolosissimo razzismo di ritorno. Certo, possiamo dire che c’è la crisi, che la criminalità controlla il territorio, che c’è povertà, ma dobbiamo dire anche che c’è razzismo. Lo respiriamo ovunque, ogni giorno.

Per questo, se vogliamo misurarci con la realtà ed esprimere una cultura politica alternativa, dobbiamo avere il coraggio di essere anche impopolari e di dire, a chi ci racconta che non arriva a fine mese, che stiamo lottando per il lavoro e il reddito minimo garantito ma dobbiamo aggiungere che chi sta scappando da una guerra sta peggio di lui e che no, non è vero che vengono “prima gli italiani”.

La sinistra ha il coraggio di dire la verità? Vuole farlo? Se sì, possiamo attrezzarci e affrontare questa situazione. Siamo di fronte a un’inadeguatezza politico istituzionale e a una regressione culturale sociale da brivido, persino il Papa su questo tema non ha consenso tra i fedeli. Cercare scorciatoie vorrebbe dire rimanere muti. Né possiamo cavarcela con la retorica vuota dello “stare tra la gente”.

Serve un piano. E intellettuali capaci di usare il “noi”, come ha fatto Portelli. Perché l’assenza non è solo della sinistra politica ma anche di quella sociale. Dobbiamo imparare a parlare con chi sbraita in strada contro i profughi, ma dobbiamo anche arrivare a chi sta chiuso dentro casa imbarazzato per il teatrino che va in scena sotto casa sua. La sfida è troppo importante. È civiltà o barbarie. A noi la responsabilità della scelta.

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