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Il Ministero dell’Interno prenda posizione contro le provocazioni del Coisp

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Oggi ci riproveranno quelli del Coisp, il sindacato di polizia che in questi anni ha fatto di tutto per infangare la memoria di Carlo Giuliani e di altre vittime innocenti degli abusi di potere. Avevano chiesto la piazza in cui Carlo è stato ucciso per organizzare una manifestazione a difesa dei poliziotti condannati per gli scontri del G8 di Genova del 2001. Hanno ottenuto un diniego dalla questura per motivi di ordine pubblico. Ma vogliono ancora sfidare annunciando una “passeggiata” in piazza da liberi cittadini.

Le loro provocazioni sono diventate insopportabili. Dalla manifestazione contro i familiari Cucchi e Aldrovandi alle proteste contro l’inserimento del reato di tortura nel codice penale. Mi chiedo come il Ministero dell’Interno possa, continuando il suo silenzio, rendersi complice di questi atteggiamenti che alimentano tensioni e odio sociale.

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È vero, la crisi non è uguale per tutti: colpisce soprattutto operai, giovani, donne e disoccupati

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È vero, la crisi non è uguale per tutti: colpisce soprattutto operai, giovani, donne e disoccupati. In questi giorni il Governo ha esultato dopo che l’Istat ha certificato che il numero delle persone in condizione di povertà è rimasto stabile nell’ultimo anno. C’è poco da gioire davanti a quattro milioni di indigenti: un milione e 800mila vivono nel Mezzogiorno, due milioni sono donne, più di 860mila hanno un età tra i 18 e 34 anni, circa 600mila sono anziani. Questo è il risultato delle politiche dell’austerity e dei tagli al welfare condotte dai Governi Monti, Letta e Renzi.

Il premier continua a ritenere “incostituzionale” la nostra proposta di introduzione del reddito minimo garantito, uno strumento universale, adottato in tutta Europa, che potrebbe far invertire anche la tendenza del radicamento della povertà assoluta in Italia.

Costerebbe tra i 14 e i 23 miliardi, una spesa non impossibile dopo aver rimodulato ammortizzatori sociali e aver attinto alla fiscalità generale. Manca la volontà politica. O forse la volontà politica è quella delineata dalle ultime leggi, dove diritti fondamentali sono stati cancellati: jobs act, scuola, stabilità. Non è un Paese per tutti.

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Renzi invia il kit per rispondere alle critiche sulla riforma della scuola. Basta propaganda, diano risposte reali a docenti e studenti

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Continuano le lezioni di comunicazione tenute dal premier e segretario del Pd Renzi ai suoi deputati. In mail i parlamentari democratici hanno ricevuto un bignami della riforma della scuola per rispondere alle domande dei gufi o tenere testa ai “concorrenti” nei talk show.

Si tratta di un kit, una faq con risposte pronte all’uso, che nelle modalità somiglia molto agli strumenti del berlusconismo 1.0, quello delle origini, fatto di marketing e Publitalia. Un atto di propaganda del tutto inutile perché il confronto, quello vero e non mediato dai mezzi di comunicazione, sarebbe dovuto avvenire con i docenti e gli studenti scesi in piazza in questi mesi. Un confronto che questo Governo ha negato. Oggi non bastano pareri sintetici, sicuri e da professionisti della retorica: bisognerà dare risposte reali a chi sarà sballottato da una cattedra italiana all’altra, a chi ha terminato il TFA e non troverà nemmeno una supplenza, a quegli studenti che saranno costretti a frequentare un sistema di scuole di serie A e di serie B.

Una domanda, da gufa, mi viene in mente. Ma non è che i deputati Pd hanno votato (sulla fiducia, è il caso di dirlo) una riforma che non conoscono e su cui devono essere istruiti?

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Non è mai il momento giusto per discutere l’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole

Non basta dire “siamo contro tutte le discriminazioni”, bisogna attivare gli strumenti di prevenzione, come l’educazione sentimentale a scuola per contrastare violenze, bullismo ed omofobia.
La ministra all’Istruzione Giannini e il sottosegretario Faraone ci avevano assicurato che avremmo discusso al più presto l’introduzione di questo insegnamento, previsto dalla Convenzione di Istanbul. Mentivano. E non è l’unica menzogna che accompagna questa pessima legge sulla scuola. ‪#‎1oradamore‬