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Cortei, Alfano continua la repressione e dice no a catene umane, sit-in e perfino a baci alle forze dell’ordine

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Il Dipartimento di Pubblica Sicurezza ha presentato ieri ai sindacati il nuovo regolamento per cortei, controlli e fermi, che precisa una serie di “garanzie” per le forze dell’ordine e per i cittadini. L’obiettivo, indicato nella relazione introduttiva, sarebbe quello di fare in modo che «la condotta del personale della polizia» preveda «comportamenti improntati al rispetto dei diritti fondamentali, primo tra tutti la sacralita’ della persona». Finora c’erano delle regole che affermavano il contrario?

La relazione del Viminale osteggia principalmente le forme di resistenza passiva dei cittadini come i “baci” alle forze dell’ordine (atto provocatorio!), le “catene umane”, i “sit in” e gli “atti di autolesionismo”. Nel documento non si fa cenno al numero identificativo nelle divise per gli agenti in servizio. Costituirebbe, come diciamo da tempo, un diritto dei cittadini per risalire all’accertamento degli abusi dei poliziotti in situazioni di ordine pubblico. Non una proposta rivoluzionaria: e’ gia’ così in tantissimi Paesi europei.

Abbiamo depositato una proposta di legge per mettere a disposizione delle forze dell’ordine dei percorsi didattici, di addestramento e aggiornamento all’uso delle risorse della nonviolenza. Le nuove regole di ingaggio invece ci pare vadano nella direzione opposta: si introduce l’utilizzo dello spray al peperoncino, degli idranti, della pistola elettrica (già prevista nel decreto violenza stadi). delle fasce in velcro per immobilizzare, dello “sfollagente”.

Il ministro Alfano evidentemente continua a perseguire la strada della repressione, mentre omette di informarci su chi e’ stato responsabile dei fatti di piazza indipendenza contro gli operai dell’Ast di Terni.

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L’unica nuova regola per i cortei? Il numero identificativo per le forze dell’ordine.

Ast:operai,caricati per non farci arrivare a ministero

Il Viminale presenterà ufficialmente domani ai sindacati di polizia un documento di circa 100 pagine con le nuove regole di ingaggio per gli agenti in servizio durante i cortei e le manifestazioni. Vogliono introdurre finalmente il numero identificativo per le forze dell’ordine? Assolutamente no. Dopo le cariche della polizia agli operai della AST di Terni, il Governo Renzi che, con il ministro Alfano, ha sostenuto in parlamento una versione totalmente smentita dalle immagini tv e che finora ha scelto la strada del silenzio e del no comment, sta per introdurre l’utilizzo dello spray al peperoncino, degli idranti e del taser. Però specificano fonti del Ministero dell’Interno, il “contatto fisico con i manifestanti deve essere l’extrema ratio” e sarà considerata una “area di rispetto”. L’ennesima retorica utilizzata da questo Governo per tutti i suoi annunci maldestri.

Dicono che l’obiettivo sia tutelare “l’incolumità dei cittadini, ma anche degli agenti chiamati a garantire la sicurezza”. Una necessità condivisa. Il fatto è però i Governi che si sono alternati negli ultimi 20 anni hanno perso ogni credibilità di cui (purtroppo) hanno goduto, siano essi di centrodestra, centrosinistra o esecutivi tecnici. Abbiamo assistito ad un continuo e perpetrato uso eccessivo della forza da parte delle forze dell’ordine del nostro Paese: dagli incancellabili giorni del G8 di Genova fino alle cariche degli operai delle Acciaierie di Terni che manifestavano pacificamente a Roma.

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Ponte sullo Stretto: il Governo corregga immediatamente gli errori contenuti nella tabella del Def in cui si destinano nuovi fondi per la realizzazione della grande opera

Stretto-di-MessinaInterrogazione a risposta scritta:

Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il Gruppo Parlamentare Sinistra. Ecologia Libertà ha presentato nei giorni scorsi una interrogazione (segnatamente l’atto n. 4-06614) nell’ambito della quale chiedeva al il Ministro interrogato di rispondere ai seguenti due quesiti:
1) se non intendesse correggere immediatamente quello che si auspica si tratti di un grossolano errore contenuto nella tabella n. 1. della nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2014 Doc LVII n. 2-bis allegato III (programma delle infrastrutture strategiche) ovvero la tabella delle revoche e delle riassegnazioni della legge obiettivo ove compare come «reimpiego di legge obiettivo», l’importo di 1 miliardo e 287 milioni di euro (segnatamente 1.287.324.000 euro) quale assegnazione alla Società Stretto di Messina Spa (decreto-legge n. 78 del 2009 convertito dalla legge n. 102; del 3 agosto 2009);
2) di chiarire in via definitiva che questo Governo non intenda in alcun modo riaprire il dossier teso alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina;
successivamente alla pubblicazione di tale interrogazione, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e non già il responsabile del dicastero in questione – che si è completamente astenuto dal chiarire il punto politico della vicenda, ossia se intenda o meno archiviare definitivamente il dossier relativo al Ponte sullo Stretto di Messina –, ha diffuso un comunicato stampa nel quale si legge: «Un’errata lettura di una tabella dell’allegato infrastrutture del Def ha indotto a ipotizzare un rifinanziamento del Ponte sullo Stretto di Messina. Si tratta della tabella Revoche e reimpieghi, pubblicata sul sito del Cipe per obbligo di legge sin dal gennaio scorso e riportata all’inizio dell’allegato infrastrutture. Il decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145 (convertito dalla legge n. 9 del 21 febbraio 2014) stabilisce, all’articolo 13, comma 1-bis, che venga pubblicata un’anagrafe dei provvedimenti aventi forza di legge con i quali siano state revocate le assegnazioni disposte con delibere Cipe per la realizzazione di interventi infrastrutturali. Il termine reimpieghi indica non lo stanziamento di risorse a un’opera, ma l’indicazione storica di risorse revocate e non utilizzate né utilizzabili». Aggiungendo: «A riprova che per il Ponte sullo Stretto di Messina non sono state assegnate risorse basta consultare la Tabella 2 dell’allegato infrastrutture «Stato dell’arte e degli avanzamenti del programma infrastrutture strategiche» dove alla voce «Ponte Stretto Messina» (pagina 70) non risultano stanziamenti»;

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#Terrepubbliche, una grande vittoria della buona politica. Il Governo prenda esempio da Roma e non metta all’asta il patrimonio agricolo

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Oggi a Roma è il giorno di una grande vittoria della buona politica. Il Comune ha infatti assegnato delle aree agricole e immobili rurali di sua proprietà e in disuso ai giovani agricoltori. Una promessa mantenuta dal sindaco Ignazio Marino, dal vicesindaco Luigi Nieri e dall’assessora all’Ambiente Estella Marino.

Una giornata importante costruita dal basso e che arriva dopo tre anni di lotte e raccolte di firme da parte di cooperative e associazioni con l’obiettivo di costruire percorsi virtuosi per l’ambiente e il lavoro e di scongiurare ogni tentativo di speculazione edilizia su uno straordinario patrimonio di Roma come l’agro romano. Su terreni pubblici fioriranno progetti virtuosi che creeranno occupazione, salvaguarderanno e tuteleranno il territorio, forniranno cibo di prossimità e di qualità, creeranno nuovi spazi per la cittadinanza.

Una delle aree messe a bando dal Comune, Borghetto San Carlo in via Cassia (22 ettari, un casale del 1900 abbandonato che il costruttore Mezzaroma dovrà ristrutturare) è stata assegnata alla Cooperativa Coraggio, bellissima esperienza di giovani agricoltori della città.

Quella dell’assegnazione delle terre pubbliche è la direzione giusta per valorizzare lavoro e territorio e siamo soddisfatti che il comune voglia proseguirla con determinazione, ma è esattamente il contrario della strada intrapresa dal Governo, che con il decreto “TerreVive” vende, per far cassa, l’80% del nostro patrimonio agricolo al miglior offerente su base d’asta. Nessuno speculi sulle terre pubbliche il bando per l’assegnazione di Roma Capitale deve diventare buona pratica nazionale per garantire più terra, più lavoro, più diritti.