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Presentata alla Camera la mia interrogazione per i lavoratori della Reggia di Venaria

VENARIA

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-13571

COSTANTINO Celeste

COSTANTINO, DURANTI e RICCIATTI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso che:
la Reggia di Venaria apre ufficialmente i suoi spazi al pubblico il 12 ottobre 2007, dopo circa 10 anni di lavori di ristrutturazione. Si è trattato di un cantiere su cui sono state impegnate grandi risorse provenienti in gran parte da fondi comunitari, cantiere che è stato per anni il più grande d’Europa. Oggi la Reggia di Venaria è tra i beni protetti dall’Unesco;
per l’organizzazione dei servizi necessari alla sua apertura la regione Piemonte predispone un bando di gara spedito in data 27 aprile 2007 che viene aggiudicato definitivamente all’A.T.I. CODESS CULTURA Soc. Coop – Società servizi socioculturali cooperativa sociale Onlus – Arethusa s.r.I – Cooperativa lavoratori ausiliari del traffico L.A.T – Cooperativa sociale P.G Frassati Onlus;
avverso tale aggiudicazione, in data 7 giugno 2007, la seconda in graduatoria, il concorrente REAR Soc. Coop (Capogruppo) e CO.PA.T Soc. Coop – Pulintec Servizi s.r.l. proponeva ricorso al Tar e vedendosi accolto il ricorso, subentrava nel servizio a CODESS dopo 8 mesi circa dall’apertura del complesso. L’intera vicenda giuridica si concluderà poi ben oltre la scadenza naturale dell’appalto, con il riconoscimento da parte del Tar delle ragioni di CODESS avverso le decisioni del neo-nato consorzio La Venaria Reale, il quale ha lasciato gestire il servizio per l’intero periodo a REAR, nonostante il fatto che, a livello giuridico, le ragioni dei concorrenti parevano comunque in continua alternanza;
l’ingresso della REAR è stato subitaneo e «traumatico»; nell’arco di 15 giorni i lavoratori che precedentemente operavano presso la Reggia di Venezia si sono visti recapitare le lettere di licenziamento da CODESS;
il Contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) applicato ai lavoratori da CODESS era il MULTISERVIZI PULIZIE FISE. Il subentro della REAR, che anche per tramite di funzionari della Reggia e per esplicita volontà della REAR, si voleva eseguire senza adempiere regolarmente al passaggio diretto delle maestranze ai sensi dell’articolo 4 del CCNL Multiservizi, normalmente previsto in cambio d’appalto, ma tramite «chiamate dirette» negli uffici della REAR (procedura anche «consigliata» dai funzionari della Reggia);
tale situazione ha visto nascere una vertenza sindacale tesa da un lato ad assicurare che tutti i lavoratori in appalto venissero assunti da REAR (che non considerava il caso di fattispecie un cambio di appalto) e dall’altro al riconoscimento dell’applicazione del CCNL finora applicato per garantire i livelli di reddito;
REAR era intenzionata infatti ad applicare un altro CCNL, notoriamente peggiorativo: il CCNL multiservizi unici;
la vertenza (sintetizzata nel verbale della prefettura si conclude, anche a seguito dell’intervento della regione Piemonte con la vittoria del sindacato a vedersi applicato il Multiservizi Fise;
ciononostante, alcuni lavoratori, a causa della paura, della confusione che regnava in quei giorni e anche a causa dei sedicenti consigli provenienti dai funzionari della Reggia si sono recati negli uffici REAR prima dell’accordo che ha posto fine alla vertenza e si sono visti applicati il Contratto collettivo nazionale di lavoro dell’Unione nazionale della cooperativa italiana (UNCI);
come si vedrà, questo ultimo fatto avrà per tali lavoratori delle conseguenze che si protraggono finora, anche perché il tipo di contratto a loro proposto è stato non solo il contratto UNCI ma addirittura un contratto «a chiamata»;
questo primo appalto finirà dopo un lungo periodo di proroga che vedrà il Consorzio (che nel frattempo si è costituito giuridicamente come ente strumentale) cercare di fronteggiare le vertenze sindacali nate per rivendicare una paga più consona al servizio fornito, l’applicazione del contratto di settore e la risoluzione di quelle storture ancora presenti a causa della politica sindacale di REAR che continuava ad applicare il CCNL UNCI a un discreto numero di lavoratori (anche provenienti da altri cantieri ma poi messi stabilmente ad operare in Reggia) e a causa del clima volutamente ostile e anti-sindacale della REAR;
il periodo si conclude comunque positivamente per i lavoratori, con la stipula del Protocollo d’intesa tra organizzazioni sindacali e consorzio teso a definire i contenuti del nuovo bando di gara e con la conseguente aggiudicazione definitiva dell’appalto all’A.T.I LA CORTE REALE s.r.l., di cui fa parte anche la REAR;
il CCNL applicato ai lavoratori da ATI LA CORTE REALE è quello accordato nel protocollo d’intesa e previsto nel bando di gara: il CCNL FEDERCULTURE;
l’organizzazione del lavoro, nonché la mobilità interna e le procedure per la sostituzione del personale dimissionario sono regolate da un accordo quadro tra azienda e Organizzazioni sindacali tuttora vigente. Fine principale di tale accordo è pervenire nel tempo a una sempre maggiore stabilizzazione del personale ad oggi purtroppo ancora precario, poiché «a chiamata»;
durante il periodo che va dall’aggiudicazione all’ATI LA CORTE REALE ad oggi, le condizioni e l’organizzazione del lavoro non sono rimaste del tutto inalterate: vi sono state delle riduzioni abbastanza contenute nel servizio riguardanti in un primo momento il lavoro «a chiamata» (inizialmente previsto anche nell’accordo quadro come lavoro da utilizzarsi nelle mostre temporanee al fine di garantire a questi lavoratori un bacino più o meno sicuro di ore da cui attingere) che è stato ridotto ai minimi termini e utilizzato o in via di grandi eventi straordinari o in via di sostituzione personale per ferie, malattie o aspettative –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intendano, per quanto di competenza, nella gestione della vertenza assumere ogni iniziativa che favorisca l’applicazione dei contratti di riferimento Federculture che tradizionalmente tutelano e migliorano la qualità del lavoro e i termini contrattuali e valorizzano la professionalità delle maestranze, oggi perlopiù assunte con contratti multiservizi, essendo il contratto Federculture l’unico contratto specificatamente indirizzato al settore culturale, soprattutto in ambito imprenditoriale. (4-13571)

Al seguente link l’interrogazione per monitorare la risposta dei ministeri interrogati

http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/13571&ramo=CAMERA&leg=17

 

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A Vibo Valentia il rischio di perdere un patrimonio archeologico. Cosa fanno amministrazione comunale e sovrintendenza? La mia interrogazione parlamentare.

vibo valentiaAtto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-13018

presentato da

COSTANTINO Celeste

testo di

Giovedì 28 aprile 2016, seduta n. 615

COSTANTINO, GIANCARLO GIORDANO, KRONBICHLER, RICCIATTI, NICCHI, DURANTI, MELILLA, PANNARALE e CARLO GALLI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo . — Per sapere – premesso che:
durante i lavori di ricostruzione voluti dall’amministrazione di Vibo Valentia su viale Paolo Orsi, la via che conduce al cimitero cittadino, sono emersi sotto gli occhi della Soprintendenza che vigila sulla messa in opera, reperti archeologici che sembrano essere di grande valore;
la Sovrintendenza è stata infatti coinvolta perché il suddetto viale ricade nell’area del parco archeologico urbano dove sono stati già rinvenuti i resti del tempio ionico in località Cofino, per il cui restauro sono stati finanziati 3 milioni di euro e per cui si attende la fine dei lavori;
secondo fonti giornalistiche (Il quotidiano del Sud, 15 aprile 2016), durante i lavori che hanno interessato la carreggiata verso il cimitero sarebbero emersi ulteriori resti delle mura greche dell’antica Hipponion e, di concerto con la stessa Soprintendenza archeologica, si sta procedendo all’interramento degli stessi resti per proseguire l’asfaltatura della strada e la posa dei tubi di condotta idrica per lo scorrimento di acque bianche, probabilmente per carenza di fondi che permettano di valorizzare i resti e renderli fruibili a turisti e visitatori, rispettando così i tempi di consegna e attuazione progetto, a discapito di beni archeologici di fondamentale importanza –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e come intenda verificare le responsabilità della Soprintendenza archeologica rispetto ai propri doveri di vigilanza e dunque che politiche intenda attuare per valorizzare reperti di questo valore, specie per implementare le risorse turistiche della zona. (4-13018)

http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/13018&ramo=CAMERA&leg=17

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Che fine hanno fatto i fondi per il tempio dorico di Kaulon a Monasterace? Presentata interrogazione parlamentare

antica-Kaulon-monasterace

COSTANTINO, DURANTI, RICCIATTI, PANNARALE, NICCHI, CARLO GALLI, MARTELLI, GIANCARLO GIORDANO, QUARANTA, PIRAS, ZARATTI, GREGORI, KRONBICHLER. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
il 1o dicembre 2013 il passaggio in Calabria del ciclone Nettuno colpì il tempio dorico di KAULON, a Monasterace, in provincia di Reggio Calabria, cominciando a demolire il perimetro che originariamente era formato da blocchi scolpiti e incastrati tra di loro;
Kaulon è quel che resta della parte termale della città ellenica di Caulonia, situata in riva al mare e contenente il più grande mosaico della Magna Grecia;
in seguito alla mobilitazione dei giovani del Comitato Civico «Monasterace nel cuore», nel febbraio 2014 il Ministro pro tempore Bray garantì lo stanziamento di una prima tranche di 300 mila euro per un primo intervento di messa in sicurezza straordinario, e nel luglio 2014 è arrivato dello stesso anno arrivava l’annuncio di un ulteriore finanziamento di 700 mila euro per la riqualificazione dell’area archeologica, dato l’evidente degrado e abbandono in cui versa, fondi che però sembrano ancora non essere stati sbloccati per questioni burocratiche e infatti nessun nuovo intervento è stato messo in atto nella zona;
in primis fu posata una robusta e lunga gabbionatura con sassi dalla parte estrema sud dell’area fino al punto estremo nord del tempio, risolvendo quindi il problema;
trattandosi di un tempio a ridosso dell’acqua le mareggiate continuano e le onde, erosive, hanno iniziato a colpire la duna sottostante Casa Matta, unità abitativa e termale dell’Area archeologica «Paolo Orsi», dove c’è un ipocausto e soprattutto il pezzo forte di quest’area, ossia il mosaico ellenistico più grande mai ritrovato, un’opera di immenso valore e bellezza con disegni di draghi e delfini, il quale rischia allo stato attuale di crollare in mare;
inoltre, il piano della regione Calabria di protezione a mare contro l’erosione costiera prevedeva un contributo di 2,5 milioni di euro, i quali ad oggi risultano non impiegabili perché sembrerebbero esistere dei contenziosi tra ditte che hanno fatto richiesta di partecipazione al bando di gara –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e come intenda garantire che l’ultimo stanziamento di 700 mila euro venga effettivamente utilizzato per la messa in protezione del tempio e dei mosaici e quali politiche intenda attuare per valorizzare reperti e opere di tale valore, anche nell’ottica di implementare le risorse turistiche di una zona ricca di beni culturali.

Questo il link della Camera:

http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/12640&ramo=CAMERA&leg=17

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Una questione di classe

Le femministe sono contro l’utero in affitto. Ma smettetela! Di quali femministe state parlando? Come se non esistesse un dibattito, come se alcune si potessero arrogare il diritto di parlare per tutte. Esattamente com’è stato in passato per la prostituzione. Abbiamo opinioni diverse sull’uso del corpo e del suo sfruttamento. Ci sono donne libere, che scelgono di partorire un bambino e di darlo (anche attraverso un compenso economico) ad una coppia. Coppia che nella maggior parte dei casi è eterosessuale e in percentuali più basse omosessuale. Tanto che in alcuni Paesi l’hanno regolamentata attraverso delle leggi. Certo che lo sfruttamento intorno a questo fenomeno esiste. Le donne indiane sono sfruttate in tanti ambiti e lo sono anche in questo. Ed è fantastico che ve ne accorgiate ogni volta ad uso e consumo di quello che detta l’attualità politica. Scoprite la violenza sulle donne dopo i fatti di Colonia; scoprite gli aborti clandestini e multate le donne dopo che negli ospedali ci sono solo obiettori di coscienza; scoprite il femminicidio sempre e solo dopo che ne vengono ammazzate tre nella stessa settimana. E l’elenco sarebbe lungo. Ma oggi ci volete spiegare una cosa in più. Ci volete spiegare che cosa vuol dire essere di sinistra oltre che femministe. È una questione di classe. Eh sì, è vero, è proprio una questione di classe.