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Ancora 51 migranti sugli scogli di Ventimiglia. Mentre l’Ungheria costruisce la barriera per i respingimenti. Ritratto di un’Europa che non vogliamo

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“Prima o poi passeremo” dicono i 51 #migranti sugli scogli di Ventimiglia, al confine con la Francia. Sono arrivati esattamente un mese fa. Caricati dalla polizia e trasferiti con forza più volte alla stazione ferroviaria. Hanno ricevuto solidarietà infinita dai cittadini liguri: cibo, vestiti, libri di geografia e di italiano. Perché questo Paese dimostra sempre di essere più avanti della politica e delle scelte mancate da parte del Governo.

Quando sono arrivati erano una “emergenza umanitaria”, oggi sono diventati parte del panorama. Simbolo di un’Europa che fa la forte con i più deboli, che invece di pensare ai diritti fa i conti in tasca alla Grecia. Forse l’Ue dovrebbe guardare all’Ungheria, che ieri si è macchiata di una scelta vergognosa, scegliendo di costruire una “barriera contro l’invasione dei migranti”. Reazioni da Bruxelles? Nessuna.

Questi non sono gli Stati Uniti d’Europa, ma solo una unione economica di banche e multinazionali, a cui non importa affatto la solidarietà.

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Domenica 12 luglio, ore 19 a Dragona per un incontro su #MafiaCapitale alla festa di Sel

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Tutto pronto per ‘Sinistra InFesta‘, dal 9 al 19 Luglio presso il parco cittadino di Dragona “Donne vittime del femminicidio”. Una kermesse per “riflettere, discutere, sorridere, ascoltare buona musica, deliziare il palato con la nostra cucina popolare”.

Domenica 12 Luglio, Dibattito sulla Legalità e #MafiaCapitale alle ore 19.00. Incontro con Alfonso Sabella (Assessore al Comune di Roma, Delegato del Sindaco nel Municipio X), Celeste Costantino (Parlamentare SEL), Paolo Mondani (Giornalista), Giuseppe Lavorato (Ex sindaco e parlamentare Pci).

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Scuola, la ministra Giannini emette una circolare per far felici i parlamentari Ncd e gli inventori della falsa teoria del gender

Renzi illustra al Senato il programma dei 1000 giorni

La ministra Giannini continua a rimandare l’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole, legittimando i professionisti della falsa “teoria del gender”. Con la circolare 4321 infatti il Ministero dell’Istruzione chiede il consenso preventivo ai genitori per far partecipare gli studenti ad attività extracurriculari, in cui, secondo il testo attuale della riforma della scuola, sarebbero confinati gli eventuali corsi di educazione di genere.

La ministra va contro l’art.14 della Convenzione internazionale di Istanbul, che prevede l’inserimento dell’educazione all’affettività nei piani didattici dei Paesi in cui è in vigore. Lo fa a nome del Governo dopo aver incassato la fiducia dei senatori Ncd, che oggi esultano per questa circolare ministeriale.

In questo modo si legittima la falsa “teoria del gender”, una trovata degli ultra-cattolici che sta provocando confusione nelle famiglie italiane e nel mondo della scuola. In verità parliamo di un insegnamento, da anni presente in tanti istituti grazie all’autonomia e alla sensibilità di docenti e dirigenti scolastici, che permette di sradicare stereotipi e contrastare la violenza di genere, l’omofobia e il bullismo.

Da tempo chiediamo che il Governo si esprima sul clima pesante che il “family day 2” ha creato nel Paese. Evidentemente questa è la risposta dell’Esecutivo: non solo demolire la scuola pubblica tramite la riforma, ma ridurre gli spazi di confronto in cui è possibile ragionare sulle relazioni, i sentimenti e le emozioni.

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Monti, Letta e Renzi hanno preferito “fare i compiti a casa” sulla pelle delle fasce più deboli del nostro Paese. #Greferendum

Merkel commemorates liberation of AuschwitzLo spread è tornato. Lo strumento con cui hanno terrorizzato gli italiani e che ha dato il via a tre governi giocati su competenze tecniche o grandi o piccole alleanze del Pd con la destra. Oggi il differenziale con i bond tedeschi sale e sono tutti in fibrillazione. Ma quello che è avvenuto nel Paese ellenico non è una questione economica. È prima di tutto un risultato politico con cui tutti dovranno fare i conti.

Al contrario della Grecia di Tsipras che ha voluto rimandare al mittente i ricatti dell’Fmi e della Bce, chiedere al popolo di pronunciarsi e trattare il miglior accordo, i nostri ultimi tre premier (Monti, Letta, Renzi) hanno preferito “fare i compiti a casa”. Sulla pelle delle fasce più deboli del nostro Paese. Ha vinto l’ambizione di essere totalmente asserviti alle ricette della tecnocrazia e dell’austerità.

Renzi in queste settimane, prima del referendum, è stato il portavoce politico della cancelliera Merkel. C’ha messo la faccia più di ogni altro premier europeo. Oggi non parla più. Lascia la parola al ministro degli Esteri Gentiloni che dice “nessun contagio per l’Italia”. La verità è che da questa ventata democratica che arriva dalla Grecia vorremmo essere più che contagiati. #Greferendum