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Non si può fare cassa con i fondi per i Centri antiviolenza. Raggi intervenga e corregga la scelta dell’Assessore al Bilancio

MANIFESTAZIONE IN CAMPIDOGLIO CONTRO LA CHIUSURA DEI CENTRI ANTI VIOLENZA

MANIFESTAZIONE IN CAMPIDOGLIO CONTRO LA CHIUSURA DEI CENTRI ANTI VIOLENZA

E’ assurdo che a fronte dell’aumento dei casi di femminicidio a Roma, la seconda città in Italia per numero di casi, le prime mosse della Giunta Raggi siano fare cassa con i fondi per i centri antiviolenza. Una cosa incredibile che penalizza prevalentemente le donne già in difficoltà per la chiusura di alcuni servizi come SosDonnaH24. La Sindaca Raggi intervenga e corregga l’Assessore al Bilancio del Comune.

Lo afferma la deputata di Sinistra Italiana Celeste Costantino, promotrice della proposta di legge sull’introduzione dell’educazione sentimentale come strumento contro il femminicidio e la violenza di genere, commentando il taglio di 300.000 euro ai centri antiviolenza operato dalla Giunta Raggi.

Roma è la seconda città in Italia per numero di casi e a livello nazionale, nei primi cinque mesi del 2016, ci sono stati 57 femminicidi, di cui 45 in famiglia, contro i 63 dello stesso periodo dello scorso anno, prosegue l’esponente di SI. In questi anni abbiamo assistito al taglio dei fondi, a piani emergenziali e mappature senza criteri dei Centri antiviolenza in tutta Italia da parte del governo nazionale. Ora la scure dell’Assessore Minenna sui fondi per i centri romani. Mi auguro che la Sindaca di Roma Virginia Raggi intervenga immediatamente. Un servizio pubblico come quello svolto dai centri antiviolenza non può essere definanziato per scelte di risparmio. Anzi, conclude Costantino, le risorse non solo vanno reintegrate ma mi auguro che nel prossimo bilancio del Comune di Roma siano aumentate.