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Pubblicata la mia nuova interrogazione sugli scavi di Vibo, la risposta del Mibact non ci aveva convinto

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Interrogazione a risposta scritta 4-14290

COSTANTINO, RICCIATTI, DURANTI, CARLO GALLI, AIRAUDO, MELILLA, PANNARALE e NICCHI

Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
durante i lavori di ricostruzione voluti dall’amministrazione di Vibo Valentia su viale Paolo Orsi, la via che conduce al cimitero cittadino, sono emersi sotto gli occhi della Soprintendenza che vigila sulla messa in opera, reperti archeologici che sembrano essere di grande valore;
la Soprintendenza è stata infatti coinvolta perché il suddetto viale ricade nell’area del parco archeologico urbano dove sono stati già rinvenuti i resti del tempio ionico Hipponion in località Cofino, per il cui restauro sono stati finanziati 3 milioni di euro e per cui si attende la fine dei lavori;
dalla risposta all’interrogazione n. 4-13018, presentata il 28 aprile 2016, si è appreso che si è deciso di continuare la posa di un tubo da 70 centimetri e il ripristino della strada, seppur al di sotto dell’asfalto si sia riscontrata la presenza di circa 370 metri di cinta fortificata di età greca;
la procedura di archeologia preventiva, con il blocco dei lavori di scavo della trincea per la posa dei tubi, ha autorizzato l’esecuzione di tre distinti saggi di scavo non tanto per documentare la consistenza archeologica dei resti emersi, quanto per trovare un percorso alternativo a quei tre tratti di circa 42 metri di lunghezza ciascuno (entrambi con cinta muraria), al fine di ricongiungerli a quanto già posato con il rischio, però, che potrebbero essere stati già posti sopra il conseguente sviluppo lineare della cinta muraria, nel periodo in cui non era ancora stata rilevata da assistenti o archeologi. Infatti, il blocco dei lavori per verificare la presenza archeologica è avvenuto solo dopo segnalazione di cittadinanza e giornalisti;
nelle prescrizioni date all’ente appaltante per l’esecuzione dei tre saggi di archeologia preventiva non compare alcun avviso d’avvio del «procedimento di dichiarazione di interesse culturale» (ex vincolo archeologico) per come lo prevede il codice dei beni culturali ed il codice per gli appalti, ad avviso degli interroganti, sottostimando i dati del sopralluogo che li indicavano già come travi appartenenti alla stessa cinta muraria (Decreto Legislativo 18 aprile 2016, n. 50 – Art. 25). Nella risposta del Sottosegretario all’interrogazione sopra citata non compare, infatti, alcun cenno a tale comunicazione, a garanzia della ditta, dell’ente appaltante ed ancor più della stessa Soprintendenza, a cui spetta il compito di indicare il valore del bene monumentale prioritario rispetto a quelli, seppur importanti, dell’interesse delle parti, ovvero la riqualificazione manutentiva dell’area;
il tratto delle mura dal Trappeto Vecchio, inserite nel parco archeologico urbano, in perfetta continuità prosegue nella direzione della via Paolo Orsi come è evidentissimo dai muri in blocchi di arenaria visibili ai passanti che «scompaiono» subito sotto la strada e come è stato ovviamente dimostrato dal saggio effettuato dalla Soprintendenza, tra luglio e agosto 2016, per mettere in opera la condotta;
lungo la sezione ovest di via Paolo Orsi tre tratti di mura della fase in blocchi d’arenaria sono a vista da sempre e ricadono nell’area vincolata cosiddetta del Cofino;
un lavoro pubblicato nel 2014 ha consentito di ipotizzare la presenza al di sotto della carreggiata della torre IX, schizzata agli inizi del novecento da Rosario Carta disegnatore dell’Orsi, dato confermato nel corso dei recenti lavori di «riqualificazione» della strada;
lungo la stessa strada a partire dal punto in cui i tratti di mura sono a vista lungo la sezione e fino a giungere quasi alla fine della stessa strada verso valle indagini di tipo geofisico agli atti della Soprintendenza archeologica della Calabria dal 1993 hanno evidenziato al di sotto della carreggiata la presenza di almeno due fasi costruttive delle mura greche, dato questo confermato dai recenti lavori;
i rischi a cui è sottoposta la struttura monumentale d’epoca greca rinvenuta dovrebbero essere sottratti alla discrezionalità della tutela con l’immediato «avvio della procedura di dichiarazione di interesse culturale». Appare evidente come la costante e continua sottovalutazione del valore della scoperta archeologica si riassuma nell’assenza di tale atto, che per norma è contestuale all’autorizzazione di saggi di archeologia preventiva conseguente ad una «sorpresa archeologica», subordinandone così ulteriormente il destino alla prosecuzione dei lavori di posa della condotta e conseguente ripristino della viabilità;
la Soprintendenza, nell’ambito dei lavori di allestimento del parco archeologico urbano nella località Trappeto Vecchio, proprio nell’aggancio con le nuove sorprese archeologiche, sta procedendo alla messa in opera di una alta rampa lunga 30 metri e larga 2,50 in cemento che, oltre a coprire in parte l’ingombro della torre numero VIII, delle mura greche che intende rendere fruibile, crea un fortissimo impatto ambientale ed un pericoloso sbarramento al deflusso dell’acqua piovana, tale da mettere a rischio quella parte di struttura (oltre che compromettere la valorizzazione di quanto emerge nel primo saggio di archeologia preventiva realizzato in via Paolo Orsi) –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, vista l’entità del rinvenimento (350 metri lineari di fortificazione greca), quali iniziative intenda assumere per il reperimento delle risorse economiche necessarie alla ricerca archeologica sul tratto e alla valorizzazione e fruizione dell’intero raddoppiato tratto delle mura greche d’Hipponion.
(4-14290)