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Abbiamo votato no al decreto Lorenzin sulle droghe e i farmaci

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Il decreto Lorenzin su droghe e farmaci è stato appena votato alla Camera. Ora passerà al Senato dove avverrà certamente il regolamento di conti all’interno della maggioranza. Avremmo voluto discutere questa legge, ma il Governo ha preferito troncare qualsiasi dibattito apponendo la fiducia. Sono più di 500 le sostanze classificate nelle varie tabelle a corredo del decreto-legge, ma nelle dichiarazioni di voto si è parlato quasi esclusivamente di cannabis, con il classico approccio medievale e oscurantista. Mentre nel mondo la marijuana si liberalizza e legalizza per uso terapeutico e ricreativo, in Italia pezzi dell’attuale maggioranza di governo parlano ancora di “sballo”, “spinelli dannosi per il cervello”, e addirittura di pericolosissima cannabis OGM!!?!

Abbiamo votato no a questo decreto. Cercando di fare una operazione di svelamento da un lato – la Lorenzin inizialmente voleva reintrodurre la Fini-Giovanardi sotto mentite spoglie – e denunciando dall’altro la mancanza di una seria politica sulle droghe, che influisce sul sovraffollamento delle carceri e l’emarginazione dei tossicodipendenti nella nostra società.

Con il nostro no abbiamo voluto ricordare quelle 10mila persone finite nelle carceri per reati collegati ad una legge incostituzionale, ingiusta e criminogena che ha rinchiuso in cella i tossicodipendenti. Abbiamo ricordato Stefano Cucchi, che sarebbe ancora vivo se la Fini-Giovanardi avesse fatto la distinzione tra droghe leggere e pesanti. Abbiamo ricordato Federico Aldrovandi, ucciso da uomini in divisa che gli cercavano addosso chissà che cosa durante un controllo. Gli applausi e le ovazioni ai poliziotti responsabili della sua morte ieri al Sap fanno ancora più male: ho appena presentato una interrogazione al ministro dell’Interno Angelino Alfano.

Quello che è avvenuto ieri al Grand Hotel di Rimini, durante il congresso del sindacato di polizia Sap (secondo sindacato in Italia per numero di iscritti) è stato un atto vile e indegno. La quasi totalità dei delegati sindacali presenti in platea si è alzata in piedi per dedicare cinque minuti di applausi, una vera e propria standing ovation, all’ingresso in sala dei quattro poliziotti condannati in via definitiva per l’omicidio di Federico Aldrovandi. Proprio quei quattro agenti, appena tornati in servizio, definiti dal procuratore generale della Corte di Cassazione “schegge impazzite che hanno agito in una sorta di delirio”.

Abbiamo chiesto al ministro Alfano di intervenire con provvedimenti urgenti nei confronti di chi era presente al congresso. Non basta la solidarietà alla mamma di Federico. Né la solita giustificazione delle “mele marce”: come dovremmo definire tutti quelli che hanno applaudito? Come dovremmo definire quello spettacolo indecoroso?

Le droghe, il decreto Lorenzin, i detenuti, le condizioni delle carceri, i tossicodipendenti, la tortura, gli abusi di potere, l’antiproibizionismo, le narcomafie. Non sono argomenti separati: sono il modo in cui organizziamo la complessità della società, lo sguardo con cui vediamo il mondo, da legislatori e da cittadini. E sono il metro con cui si valuta la civiltà di un Paese. In un’Italia che oggi arranca sempre di più in materia di diritti, emarginando (e torturando) gli ultimi.

È giusto ricordare tutto questo anche oggi. Mentre alla Camera si va avanti a piccoli passi (che vorrebbero festeggiassimo), con l’ennesima legge sbagliata sulle droghe.

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