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Reddito minimo garantito. Anche in funzione antimafie

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SEL propone il reddito di 600 euro al mese a tutte le persone inoccupate, disoccupate e precarie con un reddito annuale inferiore a 7.200 euro.

Siamo tra i pochissimi Paesi europei – oltre a noi solo la Grecia – a non avere alcuna forma di tutela di ultima istanza. Un reddito minimo contrasta la povertà, libera dal ricatto della precarietà e dal lavoro nero, garantisce una vita dignitosa.

Da argine può diventare modello di un welfare che include e promuove. Il reddito minimo permette a una generazione, ormai non così connotata anagraficamente, di avviare un percorso di crescita formativa, professionale e di vita, in autonomia e con una minima rete di protezione sociale. Il reddito minimo non è una misura assistenziale, ma un investimento, un’opportunità, una responsabilizzazione degli individui perché tutti e tutte possano costruire qualcosa per sé e per la società in cui vivono.

Per questo SEL sostiene la proposta di legge per l’istituzione del reddito minimo garantito, che prevede un reddito di 600 euro al mese a tutte le persone inoccupate, disoccupate e precariamente occupate con un reddito personale imponibile inferiore a 7.200 euro.

Inoltre crediamo sia uno strumento di welfare fondamentale anche in funzione antimafia: molte inchieste dimostrano che le mafie assicurano una sorta di welfare parallelo, perché sono l’unico soggetto in grado di garantire liquidità e potenza economica.

Pensiamo, a proposito, che la nuova Commissione Antimafia debba promuovere un’azione per l’introduzione del reddito minimo garantito per i più giovani. Per offrire loro la libertà di dire “no” al controllo del mercato del lavoro da parte dei clan e della cattiva politica. Per questo raccolgo e rilancio anche i 10 punti dell’Associazione daSud.

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